Streaming e diritti d’autore: la sfida per le piattaforme di video 

L’avvento delle piattaforme di streaming video ha rivoluzionato l’industria dell’intrattenimento, offrendo ai consumatori un’ampia scelta di contenuti in grado di soddisfare le loro esigenze. Gli esempi più conclamanti sono Netflix, Primevideo e altre piattaforme come Paramount+, tale tecnologia però è stata applicata anche ad altri settori, come quello dei videogames con le console per giocare in streaming, oppure altro esempio sono le dirette dei game shows e altri classici della TV. Tuttavia, insieme alle opportunità offerte dalle piattaforme di streaming, sono emerse anche alcune sfide, tra cui la gestione dei diritti d’autore. Con il rapido aumento della popolarità delle piattaforme di streaming, la necessità di proteggere i diritti dei proprietari di contenuti è diventata sempre più importante. Ciò ha portato molte società a cercare di trovare un equilibrio tra la condivisione di contenuti e la protezione dei diritti dei proprietari, al fine di evitare possibili violazioni dei diritti d’autore. 

La gestione dei diritti d’autore nelle piattaforme di streaming video: sfide e soluzioni

La gestione dei diritti d’autore è diventata una delle principali preoccupazioni per le piattaforme di streaming video, come era successo in un recente caso spiegato sul sole24ore, che devono adottare misure efficaci per garantire che i contenuti siano resi disponibili in modo legale e corretto. Con l’avvento delle piattaforme di streaming video, l’industria dell’intrattenimento si è trovata di fronte a numerose sfide, tra cui la gestione dei diritti d’autore. Poiché queste piattaforme diventano sempre più popolari, la questione della gestione dei diritti sta diventando sempre più importante. Per garantire un equilibrio tra la condivisione dei contenuti e la protezione dei diritti dei proprietari, le società stanno cercando di gestire in modo efficace la concessione di licenze e il pagamento delle royalty. Le piattaforme di streaming video devono anche affrontare la crescente minaccia della pirateria e della contraffazione, che rappresentano una grave preoccupazione per l’industria. È essenziale quindi che queste piattaforme agiscano in modo efficace per evitare controversie legali e proteggere la fiducia degli utenti e dei titolari dei diritti d’autore. 

Cosa dice la legge

Nel corso degli anni, la legge è stata modificata per adeguarsi all’evoluzione delle tecnologie dell’informazione, estendendo la tutela anche a opere come le fotografie, i programmi per computer, le banche dati e le creazioni di disegno industriale. In Italia, il diritto d’autore sorge automaticamente a favore del creatore dell’opera, senza la necessità di alcuna formalità. Tale aspetto differisce dalla concezione del copyright propria dei sistemi di common law anglosassoni, che si concentrano maggiormente sull’aspetto dello sfruttamento commerciale. L’industria musicale è in costante evoluzione, con una sempre maggiore varietà di canali, piattaforme e modalità di ascolto a disposizione del pubblico. Questo aumenta la necessità di protezione dei diritti d’autore, sia da parte dei creatori di contenuti che dei consumatori. È importante sottolineare che il plagio e la contraffazione sono reati punibili per legge, con la reclusione fino a un anno o una multa non inferiore a 516 euro se si utilizza un’opera altrui con l’usurpazione della paternità dell’opera (cioè, con plagio). Questi reati sono estesi a tutti i canali di comunicazione, ma è necessario che l’opera d’ingegno sia stata registrata.

I diritti d’autore per i content creator e Content ID

Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il decreto che recepisce la Direttiva Copyright, ma purtroppo non ha garantito tutte le tutele indicate dalla stessa direttiva. Tra le tutele tralasciate, l’equo compenso per gli artisti per l’utilizzo delle loro opere da parte delle piattaforme on demand. Le piattaforme digitali offrono gratuitamente agli utenti la possibilità di ascoltare e guardare i propri contenuti preferiti, ma questa libertà non è condivisa dai proprietari dei diritti d’autore. Infatti, i content creator non sono in grado di monetizzare la loro opera intellettuale e le case produttrici che vivono di diritti di autore vedono ridursi le proprie entrate. Tuttavia, la protezione dei diritti d’autore su internet risulta molto complessa a causa della moltitudine di piattaforme, dell’imprevedibilità della diffusione dei contenuti e delle varie forme di diffusione.

Mentre la traccia audio-video può essere protetta con tecnologie digitali, la diffusione di una registrazione risulta molto difficile da intercettare e proteggere. Per risolvere il problema della perdita di guadagni dei content creator dovuta alla condivisione non autorizzata di contenuti protetti da diritto d’autore, Google ha sviluppato una tecnologia chiamata Content ID. Questa tecnologia analizza tutti i contenuti audio e video caricati sulla piattaforma, creando un’impronta digitale che permette di attribuire i diritti di autore ai legittimi proprietari. Nonostante gli sforzi, tuttavia, la tecnologia non è infallibile e può commettere degli errori, come nel caso di Rob Jones, proprietario di un canale su YouTube che ha visto crollare i suoi guadagni a causa di una breve sequenza di una canzone dei Nirvana presente in uno dei suoi video.

Nonostante ciò, Content ID ha processato più di 1,5 miliardi di casi di violazione dei diritti d’autore nel 2021 e ha ridistribuito 2 miliardi di dollari, creando opportunità di business per le società specializzate nel recupero dei diritti di autore su internet. Il diritto d’autore è regolato dalla legge italiana n. 633 del 22 aprile 1941, la cui ultima modifica risale al 16 ottobre 2017. Tale legge prevede la tutela delle “opere di carattere creativo”, che comprendono la musica, la letteratura, l’architettura, le arti figurative, la cinematografia e il teatro indipendentemente dal modo o dalla forma di espressione utilizzati.